martedì 8 dicembre 2015

Lanciole - Crespole - Calamecca

La Val di Forfora comprendente a valle della Macchia Antonini dove nasce il fiume Pescia che scorre alle pendici delle tre frazioni appunto Calamecca, Crespole e Lanciole caratteristici paesini montani dove in un pomeriggio autunnale  sembra che nei paesi regni il silenzio più totale ed invece, ti rechi ai circoli paesani o bar di paese e prima di varcare l'ingresso senti il vociare quasi acceso dei montanini.
La maniera di essere partecipi alle discussioni di gente in piedi intorno ad un tavolo dove giocatori di carte si disputano la vittoria coronata con un fiasco di vino.
Sembra il famoso quadro di Teomondo Scrofolo, eppure la coesione sociale in questi paesi esiste ancora. tutti si aiutano, si preoccupano gli uni degli altri.....non è fantascienza potete toccare con mano.
http://digilander.libero.it/can_del_pignattaro/teomondo_scrofolo.jpg
Luoghi dove regna la tranquillità più assoluta, chi per motivi di lavoro si è trasferito in città, aspetta con ansia il fine settimana per tornare alla casa natia per poter rigenerare le "batterie".
La luce che, la corolla di montagne proietta sulle case è di un colore unico.

Chi ama la montagna ed il riposo immerso nel silenzio, si rechi nei borghi della Val di Forfora, non importa dove ma, ognuno ha una caratteristica indimenticabile, anche se sembrano simili sono completamente diversi.
  1. Accenno di storia

Lanciole
Nel 1244 a Lanciole risultavano dieci fuochi, e considerata una media di cinque persone per “fuoco”, si può affermare che gli abitanti di Lanciole in quel periodo erano circa cinquanta.
Oggi non siamo molto distanti da quei numeri .







Crespole
Alla metà del Duecento il castello di Crespole, roccaforte del partito guelfo, contava 26 "fuochi", tutti popolani e, posto alle dipendenze di Pistoia, era compreso nella circoscrizione di porta Lucchese, insieme a Lanciole e Calamecca.

Mantenne fino al 1775 la propria autonomia, come testimoniano gli statuti riveduti nel maggio del 1496 . Il castello era governato da un vicario, la cui carica aveva durata semestrale; il nome del vicario era tratto da borse che avevano durata quinquennale.


Calamecca








Dopo che nel 1182 il castello di Calamecca venne raso al suolo dai pistoiesi, in quanto si era rifiutato di sottomettersi, anche Calamecca risultò essere parte integrante del dominio montano pistoiese. Il Liber focorum e il Liber finium  , attestano infatti che, alla metà del XIII secolo, Calamecca era compresa entro la circoscrizione di porta Lucchese, insieme a Crespole e Lanciole, e contava la presenza di 45 "fuochi", tutti popolani. Il suo territorio si estendeva fino a Piteglio, Momigno e Serra Pistoiese.
Dopo la distruzione operata dai pistoiesi, furono questi stessi a farsi carico della ricostruzione del castello di Calamecca, utile roccaforte nelle guerre che sconvolsero la Montagna nei secoli XIII e XIV. Così si presentava nel 1382: "cum muris merlatis undique, cum una turri et cum fortilitiis actis ad defensionem diete rocche"  .
Anche Calamecca fu sottoposto al capitano della Montagna, mantenendosi comune libero, come attestano gli statuti rivisti nel 1585 e 1614  . Il comune era retto da un vicario, carica di durata semestrale, tra i compiti del quale rientrava la vigilanza sulla buona tenuta delle strade. Negli statuti rivisti nel 1614 si stabilì che responsabile dell'estrazione dei nominativi dei vicari fosse il camarlingo in carica e si specifica che, colui che fosse stato estratto, oltre l'obbligo di accettare la nomina, non avrebbe ricevuto alcun compenso  .
 Il camarlingo generale, responsabile delle esazioni delle imposte dirette e indirette, era affiancato nei periodi di carestia dal camarlingo "dei viveri" per la distribuzione di farina di castagne alle persone bisognose, gli stimatori dei beni e la guardia campestre, posto messo all'incanto dal vicario e al quale potevano concorrere tutti coloro che avessero superato i 18 anni di età.
Figura posta in risalto dai capitoli conservati era quella del cancelliere, del quale si sottolineava in particolare il compito di ricevere dal vicario, al momento della sua entrata in carica, i libri del comune, che si impegnava a custodire con cura. Tali libri erano quello dei capitoli, il "libro delle ragioni" e l'estimo.
 Questi statuti e le successive riforme furono aboliti nell'aprile del 1775, quando Calamecca entrò nella neonata Comunità della Montagna, ingresso che pose fine alla sua autonomia. Nell'archivio di San Marcello sono attualmente conservati un registro di partiti e deliberazioni (maggio-ottobre 1637), un dazzaiolo della tassa del macinato (1733-1734) e alcuni registri appartenenti alla soppressa Compagnia di San Miniato e all'Opera di San Miniato (sec. XVIII); altri documenti relativi alla Compagnia (1564-1784) e all'Opera (1607-1785) si conservano presso l'Archivio di Stato di Pistoia.

Volete conoscere  meglio la Val di Forfora?
Venite a trovarci, sarete considerati amici-ospiti non turisti.


Fonte AST archivi storici comunali toscani




















domenica 6 dicembre 2015

notizie

VAL DI FORFORA – CALAMECCA

Sembra in via di risoluzione la catastrofica diffusione del cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu).
L'insetto aveva attaccato esclusivamente il genere castaneo provocando sui germogli a primavera degli ingrossamenti che compromettevano lo sviluppo vegetetativo e la fruttificazione degli stessi.
Dal 2010 che vennero registrate le prime avvisaglie ad oggi, la produzione della castagna ha avuto via via un calo considerevole fino ad arrestarsi del tutto.
Anno 2015 si riscontra una lieve accentuazione di produzione che lascia ben sperare per il prossimo futuro.
I residenti della Val di Forfora hanno adottato il sistema di potatura verde e semi-capitozzatura solo sulle piante da frutto onde aiutare gli sforzi della regione Toscana alla lotta del cinipide, devo dire con risultati soddisfacenti.